martedì 3 luglio 2018

La lama



La lama.


"Non ci si difende da uno bravo col coltello."


Cazzate, aveva pagato fior di quattrini un corso di difesa personale, da coltelli e lame, e adesso arriva questo video su youtube di un essere sconosciuto che se ne esce con una frase così fredda e immediata


"Non fatevi ingannare, non ci si difende da uno bravo col coltello e io vi sfido a togliere un pugnale ad uno come me, che lo sa usare."


Eppure le proiezioni, le leve, i disarmi, in palestra funzionavano.


Era riuscito ad imparare come agire al meglio, a piegarsi velocemente sulle gambe, a disarmare l’avversario armato a suon di sudore e sacrifici. Oramai sapeva uscire da tante simulazioni, ma questo video gli si insinuò in testa, fin nei suoi più intimi dubbi.


E se avesse ragione?


Andò ad aprire un tiretto in cucina. Prese un coltello, di quelli grandi e mimò due leve su di sé, per disarmare un ipotetico avversario.


Non è possibile, lo so fare, pensò. Pose il coltello sul tavolo e uscì di casa. Sotto la pioggia, corse verso l’auto e partì per andare a lavoro.


Giunto sul posto, si accorse che qualcosa non andava: cosa aveva dimenticato? Oggi si sentiva diverso.


Sarà stato quel video? Erano diversi mesi che oramai, finiti i corsi di difesa personale, andava in giro sicuro delle proprie capacità. Aveva anche provato a difendere una ragazza in spiaggia, una sera, durante una passeggiata, credendo che qualcuno le si stesse avvicinando con fare minaccioso, come se volesse estrarre un coltello. Era pronto, prontissimo a disarcionare il presunto delinquente e a prendersi i baci di ringraziamento della ragazza.


Ma, per sua sfortuna (o, molto probabilmente, fortuna) quel signore non aveva intenzioni da spadaccino e tutto finì in un nulla di fatto.


A lavoro prese un taglierino, lo estrasse fino alla massima posizione, chiuse gli occhi e fece per ferirsi al ventre con la mano destra, mentre con la sinistra si bloccava il polso della mano armata, lo ruotava e gli faceva perdere la presa sulla lama da ufficio.


Tirò un sospiro di sollievo.


Era ancora lui.


Si tranquillizzò…fino al momento di fare la spesa al supermercato. Purtroppo il macellaio lavorava con in bella mostra una lama grande come quella di un machete, o forse di più, esattamente simile ai coltelli più grandi con cui si era allenato in palestra, in uno dei corsi più avanzati di qualche mese prima.


Eppure, vedendo come il mastro usava l’arnese, qualche dubbio lo assalì.


Avete mai visto un macellaio, quando porta il suo mega coltello in aria e lo fa scendere con forza, fino a toccare il piano, urtandolo con un tonfo e tanta soddisfazione, non prima di aver tagliato carne e ossa?


Ecco, quel gesto lo fece trasalire. "E se mi capitasse un tizio del genere di fronte???"


Ma lui lo sa che, applicando la forza giusta, con la lama corretta, una spada non taglia ma addirittura frantuma le ossa? Così i samurai giapponesi tagliavano la testa ai nemici, con le katana. Dall’alto al basso, senza altri movimenti se non quello dall’alto in basso. Giusto un lievissimo effetto per agevolare la penetrazione sul collo.


Il macellaio sapeva queste cose? Probabilmente no, e non ci avrà mai pensato. Il nostro eroe, invece, conosceva questa e tante altre cose, eppure…mille paure si aggrapparono al suo interno.


Non potè aspettare oltre: corse a casa, si chiuse a chiave, prese lo stiletto che gelosamente custodiva, lo impugnò con la lama verso il basso, alzò la mano destra, chiuse gli occhi, si concentrò sul respirò, strinse il coltello al meglio che gli riuscì (con presa né troppo stretta né troppo leggera), piegò leggermente le gambe, urlò con quanto fiato aveva in gola, inspirò quanta più aria riuscisse a mettere in corpo…e calò il fendente.


Con la sinistra difese e attaccò al tempo stesso la sua mano armata, ma ci mise un secondo di troppo. Si era intrecciato un po' tutto con i movimenti.


Un bruciore attraversò il basso ventre, da sotto l’ombelico fino ai genitali, unito ad una sensazione fastidiosa di vertigine bassa e profonda.


"No, non può essere così grave. Cosa potrà mai essere di così irreparabile?"


Non poteva credere ai suoi occhi: il manico dello stiletto spuntava sopra la cinta, a 45 gradi verso l’alto, il che lasciava presagire che sì, si era conficcato tutta la lama in pancia, e forse anche più giù. Ecco spiegato quell’improvviso caldo nei pantaloni, probabilmente era sangue che usciva, oramai copiosamente, dalla ferita. 112, 118, devo chiamare qualcuno, dov’è il telefonino, che imbecille, telefono, aiutooo. Quasi ebbe paura a chiedere aiuto, si vergognava troppo del gesto insensato che aveva commesso. Oramai in ginocchio, con la vista che si andava annebbiando, iniziò a scuotere la testa, come per dire…che imbecille.


Dicono che ti passi tutta la vita davanti, in quei momenti estremi. A lui passarono soltanto le immagini del macellaio, dei fendenti, delle lamette da barba, dei pugnali volanti, del machete d’allenamento.


Cosa era andato storto?


Cadendo in avanti, l’impugnatura dello stiletto non fece altro che spostare la lama fino a provocargli un male lancinante. Fu così che iniziò a desiderare di morire, morire per il troppo dolore.


Morire perché era un imbecille e non meritava più di vivere.


"Dannazione, fa male, cazzo!"


Bisognava chiedere aiuto. Con l’ultimo barlume di forze che trovò, si rimise in ginocchio, riuscì a mettere la mano sul tavolo sperando di trovare un telefono, un fischietto, qualcosa per attirare l’attenzione, invece riuscì solo ad aggrapparsi alla tovaglia e a cadere, di nuovo per terra, con tutta la roba che gli finì addosso.


E con il coltello da cucina che gli cadde davanti agli occhi.






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lunedì 2 luglio 2018

Una scarpa nel buio


Quella che segue è una storia vera.

Erano lì, uno di fronte all’altra, in un parco, all’imbrunire, seduti in mezzo a due querce secolari.

Alla loro sinistra, una ringhiera, oltre la quale s’intravedevano gli ultimi due piani di un palazzo anni ’60, o forse anni’70, non ristrutturato ma neanche da demolire, di un pallido color giallo. Lo stabile partiva da qualche metro più in basso, al di là della ringhiera, e si ergeva per un totale di quattro o cinque piani.

Tutti e due erano a gambe incrociate e si stavano baciando. Tra un gioco e uno scherzo, all’improvviso lui le tolse la scarpa e la lanciò con la mano sinistra verso il palazzo, fino a far toccare la ringhiera alla scarpa, purtroppo, fino a fargliela superare.

La scarpa, insomma, volò giù.

Giù, lì sotto. Finita la magia. Finito il bacio. Finita la posizione da innamorati. Oramai lei era già in piedi (anzi, su un piede) che urlava vendetta. Chissà perché, erano entrambi convinti che lì sotto ci passasse un canale, o un piccolo corso d’acqua.

Inutili le richieste di perdono: bisognava recuperare la scarpa.

Avvicinatosi alla ringhiera, Alex vide che sotto, a lato del palazzo (che distava circa 10 metri dal muro) vi era un campetto da calcio, del tipo di quelli da oratorio. Forse quel palazzo era una vecchia struttura ricreativa, o una casa di cura. Oppure, una via di mezzo. Comunque, non si vedeva nessuno né dentro, né fuori, né nel campetto.

Ovvio che Alex cercò un modo per scendere, ma invano.

L’unico modo per arrivare al campetto e recuperare l’oggetto caduto era entrare nel palazzo.

Non fu così difficile: attraversata una passerella, bastò spingere la porta. Si trovò in un atrio in penombra, dove riuscì a scorgere un’altra porta. La spinse notando che era di compensato leggero.

Alex si trovò in una stanza, in penombra. Non riusciva a vedere bene, notò tuttavia il pavimento realizzato da mattonelle che si usavano almeno 50 anni prima. Non trovò l’interruttore della luce ma provò lo stesso ad attraversare la stanza. Qualcosa su quattro zampe, un cagnolino probabilmente, si fece incontro, scampanando un campanellino di quelli usati dai gattini, o dai cani di piccola taglia. Non riuscì a vederlo bene nell’attraversare di corsa la stanza, attratto da una porta in fondo, aperta la quale si trovò delle scale. Tentò di lasciare il cagnolino dietro di lui, chiudendo velocemente la porta e ci riuscì. Appena scese di un piano si trovò un’altra porta, diversa da quella di sopra. Quelle sopra erano infatti con il telaio leggero, questa era un po’ più pesante e fece più fatica ad entrare.

Un po’ più in penombra, attraversò l’altra stanza e verso la fine sentì un miagolio di un gattino. Lasciatosi anche questo alle spalle, uscendo dalla stanza ancora più in penombra della precedente, scese la nuova rampa che si trovò di fronte. A sensazione sarebbero dovuti essere quattro piani, si pentì di non averli contati bene quando ancora poteva vedeva il palazzo dall’alto. Oramai era dentro e capì che effettivamente doveva trattarsi di un istituto, a questo punto ex-istituto, dove comunque qualcuno aveva abbandonato degli animali. Iniziò a sentirsi strano.

Questa nuova porta era in legno pieno, soltanto accostata. Non fu molto sorpreso di entrare in una stanza enorme, simile a quelle dei piani di sopra e di nuovo non trovò l’interruttore della luce. Ma questa volta sentì un respiro e capì che doveva essere qualcuno che stava dormendo. Ai piedi della porta, che dava verso la nova rampa per scendere, urtò qualcosa di morbido e duro allo stesso tempo. Alex capì che doveva trattarsi di un altro cane, infatti emise un latrato, ma oramai aveva lasciato la porta alle spalle e riuscì a chiuderlo nella stanza. Aveva il cuore a 1000, ed era convinto di dover scendere soltanto un altro piano. Si pentì amaramente di essere entrato in quella struttura, un senso di oppressione oramai lo stava avvolgendo e qualche gocciolina di sudore freddo iniziava a fare capolino dalle tempie.

Scese un altro piano e dovette spingere con forza la porta, in pesante legno, che non era perfettamente allineata, quindi non riuscì a richiuderla dietro di sé. Si domandò quale tipo di animale vi fosse in quella nuova stanza, attraversandola in punta di piedi.

La paura d’incontrare qualche cane pericoloso era molto viva.

Sentì tuttavia un altro miagolio, questa volta di un gatto decisamente maturo. Uscì dalla stanza oramai quasi totalmente buia e si ritrovò in un pianerottolo che non aveva più scale, ma un’altra porta in ferro che dovette aprire con una spallata.

Completamente spaesato, si ritrovò in un androne che evidentemente portava fino al campetto.

Alex era finalmente all’aperto, aveva avanti a sé il muro e cercò la ringhiera alzando gli occhi, sperando di trovarvi Betty. Con immensa delusione si accorse che non vi era nessuno.

Si avviò verso il campetto e vide che era recintato e chiuso da un cancello. oltretutto, dietro al cancello dormiva sornione un cane di tipo PitBull o qualcosa del genere. Bianco e marrone, era sdraiato e aveva la schiena poggiata alla rete.

Stanco, impaurito, assalito da strani dubbi, Alex decise di non rischiare la vita e scelse di tornare indietro.

Richiuse la porta dell’androne ed entrò nella porta di legno pesante che lo introdusse nella grande stanza del piano terra. Provò, dimenticando che non vi erano interruttori, a tastare il lato della porta e questa volta ne trovò uno.

Accese la luce contro ogni speranza e vide questo locale, unico, con un vecchio divano leggermente di lato, verso la finestra chiusa, con le tapparelle quasi totalmente abbassate. Era una stanza vetusta, ma non completamente abbandonata.

Sul divano c’era un gatto che stava dormendo. Alex attraversò la stanza con tranquillità ma, all’atto di chiudere la porta, si accorse che il gatto era con lui, in mezzo ai suoi piedi.

Non se ne curò troppo, pensando che sarebbe rimasto nel pianerottolo. Invece salì con lui e s’infilò nella stanza. Anche qui Alex trovò l’interruttore, riflettendo che, probabilmente, erano tutti posizionati vicino alla porta di discesa (ma perché?). Inutile dire che il cane questa volta si svegliò, abbaiando con fare minaccioso e fissandogli la gamba destra. Ma qualcosa non quadrava: il gatto era in mezzo alle sue gambe, il cane smise di abbaiare. Alex iniziò a muoversi, pianissimo, ed entrambi i quadrupedi lo stavano seguendo…a modo loro. Infatti, con immenso stupore, si accorse che il gatto non aveva orecchie né coda e il cane era tripode. Non molto contento della cosa, anzi, abbastanza a disagio, si avvicinò alla porta per aprirla e si accorse che effettivamente non erano presenti interruttori.

Aprendola non riuscì a trattenere dentro i due animali, che lo seguirono pedissequamente.

Tirò un piccolo sospiro di sollievo pensando fosse l’ultimo piano da seguire, ma non era così. Ne restavano ancora due. La porta di medio spessore si aprì e la stanza, anche questa volta prontamente illuminata, si mostrò esattamente uguale alle altre. Con gli animali al seguito, attraversò la stanza non ricordandosi affatto di quale animale avesse avvertito la presenza durante la discesa. Chiuse la porta e si accorse che dietro la spalla destra vi era rimasto aggrappato qualcosa, ma non gli riuscì di scrollarsela di dosso.

Iniziò a correre impaurito e, mentre apriva la porta dell’ultimo piano immaginandosi un pipistrello, con la coda dell’occhio capì che, in realtà, un gattino gli aveva conficcato le unghie nella giacca, subito dietro alla scapola. E si ricordò dello stesso miagolio che stava sentendo adesso.

Ruotando al massimo il collo si accorse che il gattino si stava lamentando all’impazzata, impaurito, e capì che il piccoletto non riusciva ad aprire gli occhi. Proprio non li apriva, come se avesse le palpebre sigillate.

Finalmentè entrò, con tutti e tra gli animali, nell’ultima stanza. Ricordava il campanellino e finalmente vide arrivare il cagnolino zompettante. Ma una cosa fece trasalire Alex dallo stupore, fino a fargli finire l’aria in corpo, e bloccandogli quasi il successivo respiro: il cagnolino con il campanellino aveva un collare rosso ma non aveva la testa.

Al suo posto vi era un moncone cauterizzato. Il cagnolino era grigio e il moncone era di un colore che si faceva sempre più scuro fino alla sommità del collo.

Come faceva ad essere vivo quel cane? Ma dove diavolo era finito? Di chi erano quegli animali così strani? Perché questa angoscia disumana per una scarpa? Corse per tutta la stanza con quanta forza gli restava in corpo, con tutta la banda di animali che oramai non gli si staccava di dosso, con il micino aggrappato alla spalla che miagolava, col cagnolino senza testa che scampanellava, col tripode che zompettava, e col gatto adulto che stava facendo di tutto per farlo cadere…e ci riuscì. Da terra si rialzò come se stesse scacciando degli insetti, aprì la porta leggera e si trovò nell’ingresso, ma non vide la porta di uscita. I 4 poveretti oramai erano con lui perché non era assolutamente riuscito a lasciarli nella stanza. Perché non aveva il telefonino con sé? Perché lo aveva lasciato sulla panchina, probabilmente. Perché non sentiva Betty urlare da fuori?

Bettyyyyy, aiutooooo. Urlò, sperando di non essere sentito da altri se non da Betty. Nessuno rispose. E se fosse successo qualcosa a lei?

Perché c’erano solo muri in quell’atrio? Contro ogni volontà, rientrò nella stanza e notò che era l’unica che aveva un’altra porta. Perché non l’aveva vista prima? Spinse con tutta la forza che aveva in corpo, quasi per distruggerla e si ritrovò finalmente davanti alla porta d’ingresso.

Si fermò un attimo prima di aprirla e si accorse che oramai i cani e i gatti erano con lui.

La mano poggiata sulla porta…iniziando a spingere…la pressione della mano sul legno…gli occhi chiusi…cosa succederà agli animali…dove sarà Betty…avrei potuto provare ad entrare nel campetto? cosa dirà quando mi vedrà tornare senza la sua scarpa?

Quest’ultimo terrificante pensiero bastò per far svegliare Alex, per porre fine al suo incubo.

Betty stava dormendo nel letto insieme a lui, al suo fianco. Svegliati, devo raccontarti un sogno. Lei aveva una certa difficoltà a svegliarsi di soprassalto, tuttavia tentò di ascoltare con una certa attenzione.

Chissà, cosa vorrà significare, disse Betty. Mentre Alex stava tendando di riaddormentarsi con la speranza vana di concludere il sogno, Betty si alzò e andò in sala, dove tra l’altro vi era la cuccia del loro piccolo cane di casa.

Quando lei emise l’urlo…

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martedì 27 febbraio 2018

Quanti passi?

Oggi mi sveglio e conto i passi. No, non i passi delle pecore, nemmeno i passi che devo percorrere per andare da qualche parte. Sto provando a contare i passi, metaforici, che mi distanziano dai miei obiettivi.
Ho lasciato il mio lavoro, come sapete, nel 2013 e nel 2017 ho raggiunto una laurea magistrale, facile o difficile che sia stato mi sono ritrovato in un tirocinio estivo presso un centro ricerche e sono andato anche oltre ma...quanto sono ancora distante?
Non so se avete o non avete obiettivi, ma, in qualunque caso, l'unico modo che ritengo esista per alzare un po' la testa e uscire allo scoperto è studiare.
A scuola, all'università, in azienda, a casa, nella vita.
La cultura personale, le capacità, le potenzialità possono essere accresciute esclusivamente con studio, impegno, applicazione.
Alzandosi da quello stato definito "normale" e aprendo le porte della mente, del cuore e del proprio corpo.
Penso di aver letto circa 40 libri sulla crescita personale negli ultimi 2 anni, oltre a corsi sulla legge di attrazione, sulle energie, su come studiare, sulla lettura veloce, su filosofie orientali e sulla psicologia.
Su come vendere in pubblico, su come il pensiero sembra influenzi il DNA e...quello che ci circonda.
Cosa? Il pensiero influenza qualcosa? Ma come fa? Cosa dicono tutti questi libri/siti/corsi?
Premesso che ognuno di noi dovrebbe fare il proprio percorso per trovare le sue esperienze, sostanzialmente le mie conclusioni, in forma striminzita, sono:
-vivi il tuo presente
-pensa, scrivi e  poi fa' quello che vorresti fare, coerentemente con te stesso.
-studia
-fa'
-studia
-fa'
-ecc.

Facile no?
No, per niente. In realtà con me ha funzionato, ma ha richiesto una lunga preparazione.
Io volevo diventare un professionista, volevo uscire dalla normalità, ma tenendo i piedi per terra considerando che avevo 37 anni e una famiglia. Adesso mi trovo a frequentare un dottorato di ricerca, con borsa di studio, proprio nel ramo dell'innovazione industriale che era stato il fine di una mia proponente startup.
Coincidenze? Probabile, ma sembra che neanche il caso esista. E allora?
E allora sembra che se ti metti sulla giusta strada e ti dai da fare si possano aprire le porte. Dunque prendi una decisione e portala avanti, fa' in modo che questa decisione non sia influenzata da eventi esterni non positivi, e inizia a studiare tanto, a prepararti, a diventare bravo, molto bravo.
Ancora più bravo.
Ponendoti degli obiettivi senza perdere il focus sul presente si possono addirittura iniziare a contare i passi che ci dividono dai nostri sogni.
Non avete idea di quante persone mi hanno detto che ero un sognatore. Lo sono e lo sarò ancora per tanto tempo.
Considerando che ogni settimana lascio mia moglie e mia figlia e vado nel nord italia per il dottorato, i passi da fare sono ancora tanti e la cosa non mi dispiace affatto.
Riuscirò a diventare un professionista? Non lo so ma, del resto, a chi importa?






lunedì 26 febbraio 2018

ENEA

E si, alla fine sono andato all'ENEA. Era luglio ed ero troppo eccitato all'idea di poter entrare in un centro ricerche. Sono stato accolto in modo eccellente dai ricercatori e, dopo aver viaggiato in lungo e in largo per ottenere tutti i permessi necessari attraverso i diversi palazzi (il C.r. Casaccia è costituto da un centinaio di edifici!), ho iniziato il mio tirocinio sotto il rovente sole di agosto. No amici, non era caldo, era torrido. Ci sono stati giorni in cui si faceva fatica a respirare. Cosa avrei dovuto/potuto fare io in quel centro?
Classificare e caratterizzare diversi pannelli fotovoltaici da utilizzare per produrre elettricità, al fine di alimentare due elettrolizzatori per trasformare acqua in idrogeno.
E possibilmente abbozzare un progetto per la realizzazione di questo impianto.
Il tutto era parte, mi dissero, di un progetto europeo già avviato, denominato 3eMotion, che riguardava parecchie capitali europee.
Per Roma, la produzione di idrogeno sarebbe servita ad alimentare 5 autobus ad idrogeno.
Devo dire che l'idea solleticava i miei interessi, anche perché la nostra parte di produzione d'idrogeno era a zero emissioni. Mi sono buttato a capofitto nell'impresa, coadiuvato dal tutor/ricercatore assegnatomi, che mi guidò pazientemente in quelle giornate africane.
Arrivati a settembre, il progetto era pronto, ed era bello bello infilato nella mia bozza di tesi.
Tempo un altro mese, la tesi è stata corretta, consegnata e discussa.
Nel frattempo, avevo inviato circa 150 candidature ad offerte di lavoro prevalentemente su infojobs e linkedin, non dimenticando il mio obiettivo primario di diventare un professionista e di lanciare una startup sull'innovazione industriale.
Ho sostenuto circa 15 colloqui, rifiutato 2 proposte perché erano troppo urgenti e, alla fine, ho accettato una proposta da progettista r&ad vicino casa.
Ma, nel frattempo, avevo inviato la domanda per il concorso relativo al dottorato di ricerca in innovazione industriale, che scadeva il 30 ottobre.
E non potevo non partecipare al concorso.
...continua

mercoledì 6 dicembre 2017

Pensieri di ricerca

Dopo alcuni mesi di oblio, un giorno che stai male riprendi il computer e via, ricominci da dove eri rimasto. Ma la tortoriana memoria mi porta a scrivere...dove eravamo rimasti?
Probabilmente al lavoro in un ufficio tecnico, nonché all'edizione 2.1 del libro.
Da quel periodo, inizio estate, si sono rincorse parecchie novità.
La prima è che mi sono licenziato il 30 giugno, perché il lavoro non era di tipo ingegneristico.
La seconda è che a maggio avevo inviato la mia candidatura per un tirocinio curriculare all'ENEA, dopo aver visto un post della mia università su FB.
Ebbene, il 3 luglio sono stato scelto per il tirocinio per una ricerca sulle energie rinnovabili.

Alcune considerazioni:
-era da svolgere nei mesi agosto-ottobre
-non prevedeva alcun tipo di rimbrso
-non prevedeva attribuzione dei 6 crediti formativi poiché avevo già raggiunto tutti quelli sufficienti
-70 km da casa

Allora?

 Nonostante molti mi avessero detto di lasciar perdere, io ci sono andato. In quale altra occasione avrei potuto mettere piede in un centro ricerche così grande?
...continua

giovedì 15 giugno 2017

lunedì 27 febbraio 2017

Aggiornamenti

É da un po’ di tempo che non riesco a scrivere. Non per mancanza di volontà ma per mancanza di tempo. Se vi ricordate di uno dei miei ultimi post, si parlava di un colloquio. Indovinate un po’…sono andato a lavorare lì. Nel frattempo ho anche sostenuto due esami e quindi sono stato un pochino indaffarato. Ma sono sempre qui, desideroso di imparare e condividere con voi quanto appreso.
Nel mese di marzo prenoterò la tesi e cercherò di seguire un percorso collegato con la mia attuale situazione lavorativa, intrapresa nell’ufficio tecnico di un’azienda di carpenteria media e pesante con il focus su materiali speciali.
Durante l’estate ho in programma di rielaborare il manuale in una terza versione, con casi di successo e le problematiche più comuni superate da persone normali come noi, che normalmente hanno difficoltà ma che non demordono. Per l’occasione rilascerò in licenza gratuita le edizioni precedenti.
Inoltre, come già sanno le persone che hanno acquistato l’ebook e mi hanno scritto, gli aggiornamenti per loro saranno sempre gratuiti!
Ad maiora!

RIVINCITE E RAPPORTO DOCENTE-STUDENTE

Oggi riporto un passo di una studentessa che ha preso una sua rivincita. Si tratta di un argomento già trattato nel libro (capitolo “Matematica”, ad esempio). Ringrazio Marta (nome di fantasia) che mi ha autorizzato a postarlo nel blog e spero di vedere altri suoi (e tuoi!) contributi!

Salve a tutti, scrivo questo post per rincuorare NOI studenti. Vi spiego. Ormai sono alla magistrale di biologia e sto per laurearmi. Non è stato un percorso facile, anzi, ho avuto il mio bel primo anno di crisi esistenziale per non essere entrata a medicina (cosa che desideravo da quando avevo sei anni) e ci ho messo un po’ per farmi “piacere” scienze biologiche che consideravo come ripiego. Dopo due anni mi sono veramente appassionata tanto da avere la media del 28. Siccome la gioia non dura per sempre al terzo anno incontro il prof di igiene che mi boccia per ben tre volte. I suoi commenti furono 3: 1)signorina lei non ha studiato:bocciata; 2) signorina lei non ha le basi, guarda il mio libretto e la mia media e mi dice “signorina lei deve ripetere tutti gli esami, anzi iscriversi ad un’altra facoltà perchè non è capace”. Al terzo appello (ormai dopo un anno perchè faceva saltare la sessione) mi dice “signorina lei deve andare a raccogliere le patate, anzi a zappare la terra, anzi nemmeno quello perchè per zappare la terra ci vogliono le competenze e lei non ha neanche quelle”. Segue un lungo periodo di sconforto in cui lascio l’uni e inizio a lavorare. Poi ho deciso di trasferirmi in altra uni pur di non rincontrarlo e finalmente ho raggiunto il traguardo della laurea. Bene, OGGI HO AVUTO LA MIA SODDISFAZIONE…sto seguendo un corso di perfezionamento e indovinate l’esperto che ci ha fatto un seminario chi era??? SI, ESATTO, PROPRIO QUELLO STRONZO!!! Non ci crederete mai ha iniziato a fare delle domande e io ho risposto a tutto proprio perchè volevo sfidarlo. Alla fine del seminario mi ha fermata e mi ha chiesto se fossi stata sua studentessa data la mia grande preparazione. Io con una grande nonchalance gli ho risposto che sì, sono stata sua studentessa ma per lui non meritavo neanche di zappare la terra. Gli ho ricordato con molta educazione i suoi “commenti/offese” e lui OGGI SI É SCUSATO… QUESTO SPROLOQUIO STA PER DIRVI DI NON ARRENDERVI. DOVETE CREDERE IN VOI STESSI E AVERE LA FORZA DI ANDARE DI ANDARE AVANTI PERCHÉ LE SODDISFAZIONI ARRIVERANNO <3 span=""> <3 span=""> <3 span="">

Anche un viaggio di mille miglia comincia con un singolo passo. [Lao Tzu].


E tu, hai iniziato il tuo viaggio?
Se non sei un talento innato, se non vieni da una famiglia superfacoltosa (ma non è detto), se vuoi migliorare e crescere, se vuoi emergere ti tocca studiare. Da solo, nei corsi, in biblioteca, iscrivendoti all’università, terminando le scuole per il diploma, seguendo seminari, insomma fa’ un po’ come ti pare. Ci sono tantissime cose che non sai e la vita, di norma, prima ti presenta il conto e poi te lo spiega, piano piano. Prova ad anticiparla e fatti aiutare dall’investimento più redditizio che tu possa fare: rimettiti a studiare. Non basterà mai soltanto la pratica. Dovrai comunque assimilare nozioni di teoria che ti agevoleranno qualsiasi risultato. Non è un trucco. É la realtà.
Nessuno ti potrà mai portare via questo valore aggiunto che ti sarai autocostruito.
É vero, ci sono centinaia di imprenditori che hanno conseguito solo la quinta elementare, non hanno studiato in gioventù e hanno sbancato il mondo. Ma ti sei chiesto come hanno fatto? Pensi che oggi sia fattibile? Pensi che non abbiano comunque dovuto imparare nozioni di vendita, economia, finanza, ecc.? Aspetti davvero la vincita alle lotterie o che qualche azienda si svegli, noti la tua simpatia ed esperienza e ti chiami?
Non si finisce mai d’imparare e men che mai ci si può fermare al diploma, alla laurea, al dottorato. Anzi, tutto l’opposto. Coloro che hanno i migliori titoli e guidano importanti aziende non smettono mai di leggere centinaia di libri l’anno o di frequentare corsi. Ti sei mai chiesto perché? Io ci sto provando.
Allora, farai il primo passo?
P.S. Queste nozioni non me le sto inventando di sana pianta, ma sono il succo dell’ascolto di centinaia d’interviste e della lettura dei libri migliori nel campo (es. “padre ricco padre povero”, “autostrada per la ricchezza”, “da zero a uno”, “ricomincia da te”, “il mio primo milione di euro”, “la mente milionaria”, “come imparare più cose e vivere meglio, “pensa e arricchisci te stesso”, “ci vediamo sulla cima”, ecc.)

STUDIARE COI MANDARINI

Dopo aver passato la vita a guardare avanti (al futuro, a domani, vedi tu) e indietro (al passato, a ieri, ai ricordi, ecc.) arriva il momento in cui inizi a settare il flusso canalizzatore (ricordi la macchina del tempo di Ritorno al Futuro? La meravigliosa DeLorean) verso una data vicina, che potrebbe essere anche oggi. Anzi, facciamo finta che sia proprio oggi.
Come ti vedi? Sei soddisfatto? Puoi affermare di essere sulla tua strada? Puoi inconfutabilmente dichiarare che stai seguendo la tua missione, la tua passione al 100%?
Cosa ti manca? Ricordi il video sulla concentrazione?
Pare che Buddha avesse scritto un intero trattato sul gusto di mangiare uno spicchio di mandarino. Esatto, un solo spicchio. Niente, un niente. Eppure, che ci sarà da dire su un pezzo di frutta?
Pare che passiamo anni e anni a cercare missioni, sogni, tendenze, mode, feste, lavori…quando poi, l’infinito potrebbe essere semplicemente racchiuso in una tazzina di caffé.
Per i più curiosi riporto Mangiare un mandarino con consapevolezza tratto dalla “Vita di Siddharta il Buddha” di Thich Nhat Hanh:
“Bambini, dopo avere sbucciato un mandarino, potete mangiarlo con consapevolezza o distrattamente. Cosa significa mangiare un mandarino con consapevolezza? Mangiando un mandarino, sapete che lo state mangiando. Ne gustate pienamente la fragranza e la dolcezza. Sbucciando il mandarino, sapete che lo state sbucciando; staccandone uno spicchio e portandolo alla bocca, sapete che lo state staccando e portando alla bocca; gustando la fragranza e la dolcezza del mandarino, sapete che ne state gustando la fragranza e la dolcezza. Il mandarino che Nandabala mi ha offerto aveva nove spicchi. Li ho messi in bocca uno per uno in consapevolezza e ho sentito quanto sono splendidi e preziosi. Non ho dimenticato il mandarino, e così il mandarino è diventato qualcosa di molto reale. Se il mandarino è reale, anche chi lo mangia è reale. Ecco cosa significa mangiare un mandarino con consapevolezza.
Bambini, cosa significa mangiare un mandarino senza consapevolezza? Mangiando un mandarino, non sapete che lo state mangiando. Non ne gustate la fragranza e la dolcezza. Sbucciando il mandarino, non sapete che lo state sbucciando; staccandone uno spicchio e portandolo alla bocca, non sapete che lo state staccando e portando alla bocca; gustando la fragranza e la dolcezza del mandarino, non sapete che ne state gustando la fragranza e la dolcezza. Così facendo, non potete apprezzarne la natura splendida e preziosa. Se non siete consapevoli di mangiarlo, il mandarino non è reale. Se il mandarino non è reale, neppure chi lo mangia è reale. Ecco cosa significa mangiare un mandarino senza consapevolezza.
Bambini, mangiare il mandarino con presenza mentale significa essere davvero in contatto con ciò che mangiate. La vostra mente non rincorre i pensieri riguardo allo ieri o al domani, ma dimora totalmente nel momento presente. Il mandarino è totalmente presente. Vivere con presenza mentale e consapevolezza vuol dire vivere nel momento presente, con il corpo e la mente che dimorano nel qui e ora”.

sabato 21 gennaio 2017

Trasferimento sito completato

Il trasferimento del sito è completato su www.tornaastudiare.com. Tante novità, una nuova veste grafica, una interazione migliore.
Ti aspetto!

martedì 17 gennaio 2017

Mail ricevuta - 2 - La risposta

Molti di voi stanno attendendo la risposta.
Non dimenticatevi d'iscrivervi alla newsletter, basta inviare una mail (anche vuota) a tornaastudiare@gmail.com (riceverete gratis l'audiolibro "Torna a studiare...dietro le quinte".

Riporto per memoria uno stralcio:



"...Il problema è che dopo 12 ore di lavoro il cervello è fritto per studiare, il fine settimana non è sufficiente e dopo 5 giorni di non-studio le cose si dimenticano facilmente.
Ma non ho avuto il coraggio di presentare le dimissioni ed usare ciò che ho messo da parte per laurearmi entro i 3+2 anni ...e dopo? Riuscirò a reinserirmi di nuovo nel mondo del lavoro?
Cosa ti ha dato "coraggio" per presentare le dimissioni? Avevi già un piano pronto per il dopo laurea? Oppure sei stato determinato indipendentemente dal "dopo" o lo hai affrontato con ottimismo che sicuramente troverai qualcosa?..."





Risposta:

No, non avevo un piano pronto "per il dopo" la laurea. Ne avevo pronto uno, "Prima". 
Si chiamava "Io". Ho contato su di me con la sicurezza che sarebbe andato tutto bene.
Adesso ti dico com'è andata, anzi, come sta andando. 
Dopo aver presentato, anche se a malincuore (stavo benissimo) le dimissioni dal "posto fisso a tempo indeterminato" come progettista, mi sono buttato a studiare e a crescere. Ogni 7-8 mesi inviavo (tramite Infojobs e similari) il curriculum e venivo regolarmente chiamato sia vicino alla mia città che in altre regioni (sempre come progettista). "Benissimo, non morirò di fame", pensavo. Ho superato diversi colloqui e ho anche accettato di lavorare (massimo per un mese) con alcune ditte. A settembre 2015 sono andato a Modena, chiamato da una società d'ingegneria. Ho lavorato anche lì per un mese e sono tornato a Roma per presentare la tesi. Mi hanno offerto un buon contratto da progettista ma ho deciso di stringere i denti e frequentare la specialistica. A gennaio 2016 ho ideato una startup d'innovazione industriale e culturale (Innocult) che mi ha fatto ulteriormente studiare, per conto mio, libri sulla vendita, sulle presentazioni, sulle novità, sull'autostima. Ho letto almeno 30 libri su questi argomenti e tanti sono sul mio divano in attesa di essere divorati. Ho presentato in meeting davanti a 40-50 persone l'idea (orrore...e la mia timidezza? libri e manuali anche su questo...bei respiri, esercizi e via!) e mi hanno convocato assieme al team (ho coinvolto anche docenti della mia università e alcuni professionisti) per presentarla presso un incubatore della regione. Ho conosciuto nel frattempo investitori e vari professionisti, continuando a leggere libri di economia e finanza. Adesso sto imparando come validare le idee a livello di business e con la regione ci rivedremo in primavera, se andrà avanti quel discorso e si dimostrerà un'idea valida (che nel frattempo sta maturando). Oggi sono andato a fare un colloquio come "progettista" per vedere cosa ne sarebbe uscito. Ci sono andato lo stesso, non si sa mai. Oltre alla figura di progettista, vedi un po', serve uno, meglio se ingegnere, che curi le innovazioni, l'industrializzazione del prodotto, e ne segua tutto il ciclo di vita. Visto come stava andando il colloquio, mi hanno chiesto se fossi stato anche in grado di diversificare la produzione. Insomma, da cosa nasce cosa. Penso che potrebbe rivelarsi una cosa molto interessante. Intanto continuo a scrivere (ho 2 libri nel cassetto, una estensione del manuale e un romanzo) e a spingere verso le innovazioni. Ho venduto la moto, ho preso un'auto piccola al posto della grande e ho prestato consulenze anche in altri campi (finanziari e immobiliare, a 18 anni facevo l'agente immobiliare), così posso continuare a pagarmi l'università. Ho in programma comunque di iscrivermi all'albo per poter lavorare come ingegnere. Non si sa mai. Ma sta andando tutto avanti. Non sarò ricco e non lavoro 8 ore al giorno su una sedia, ma non mi fermo mai. No saprei come chiamarlo, sicuramente non coraggio. Io sono un cacasotto, e non mi vergogno di dirlo. Semplicemente sono io. Quindi, non avendo coraggio...devo costruirmi ed esercitarmi per ogni cosa. E sono convinto che studiando (non sono all'università, ribadisco, ovunque e ogni cosa) si possa migliorare la propria vita. E io mi sento di dover dire queste cose a beneficio di tutti, soprattutto di chi non pensa di avere speranze. Si possono prendere tante soddisfazioni. Ma....se nessuna agenzia e nessuna ditta mi avesse contattato? Se qui non ci fosse più lavoro? Il mondo è grande...e se non sei disposto a trasferirti, devi essere disposto a fare altro. O t'inventi il lavoro, o ti studi un altro modo per campare. In pratica: tutti i libri che parlano di miglioramento della vita, di soldi, di affari, di successo (per lo meno tutti quelli che ho letto io) sono concordi su una cosa: ALZATI DALLA SEDIA (nel senso, smetti di fare quello che fai) ed esci, vai a vivere ed evolverti. 
Una cosa è certa: siamo tutti uno, abbiamo tutti le stesse possibilità di crescita, anche se non siamo nati nella stessa situazione. Abbiamo tutti un cervello e possiamo usarlo al meglio. Dipende da noi. 
É anche vero che su 80 candidature, mi hanno risposto in 4. Se sparissero anche quelle 4? Sarebbe un problema? E se fosse, invece, un ulteriore incentivo?

Trasferimento blog, iscrivetevi per le novità a tornaastudiare@gmail.com un simpatico regalo per tutti

Amici, il blog sta per effettuare il passaggio ad un nuovo sistema.
Sto per passare su una piattaforma privata che si basa sull'ultima versione di wordpress, che permetterà una condivisione dei contenuti più efficace, un sistema di dialogo aperto (utilizzerò tutti gli strumenti a disposizione) e possibilità anche di interventi in diretta.
Oltre ad una sezione dedicata a documenti da scaricare (consigli, ebook, storie di successo).
Dal sito sarà possibile acquistare (ma solo per i più fedeli, però!) i manuali a prezzo scontato.
Iniziate ad iscrivervi alla newsletter inviando anche una mail vuota a tornaastudiare@gmail.com. In omaggio riceverete l'audiolibro "Torna a studiare...dietro le quinte".
Neri prossimi giorni vi indirizzerò direttamente al nuovo sito.


domenica 15 gennaio 2017

Torna a studiare 5 - La concentrazione, come trovarla e mantenerla

Riesci a essere concentrato? Prova a vedere questo video e poniamoci assieme due domande.





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whatsapp +393336288217


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sabato 14 gennaio 2017

Studiare? Ma che dici...studiare fa schifo! Come ti viene in mente?

É vero, anche la scuola fa schifo. L'ambiente, il sistema scolastico, gli esami, ecc.
Ho 30 anni (ma anche 40-50-60...ecc.). Proprio non ci penso a tornare sui libri.
Ma devo scrivere un chiarimento. Penso di averlo già dichiarato nel manuale, ma preferisco rimarcarlo.
Quando scrivo "Torna a studiare" non intendo assolutamente queste due cose:
1 - Torna a scuola (o all'università)
2 - Studia per trovare lavoro (o per migliorare la tua situazione lavorativa).
Altrimenti avrei scritto "Prendi il diploma (o la laurea) anche tu!"
Queste sono motivazioni soggettive. E, probabilmente, capirai anche come trovarle leggendo il blog, il manuale e tanti altri libri o siti. Quello che cerco di spiegare (senza voler essere uno che insegna, parlo dei miei pensieri) è che "studiare" significa diventare maestri in qualche cosa, seguendo le proprie inclinazioni, le proprie passioni e...i propri bisogni.
Esempio: hai bisogno di soldi? E come pensi di farli se non hai mai studiato economia, finanza e ragioneria (ecc.)?
Pensi che lo studio serva per trovare lavoro (o per migliorare la tua situazione lavorativa attuale)?
Può darsi, ma, così facendo, metti nelle mani degli altri la tua vita.
Ancora, non è né giusto né sbagliato, semplicemente diverso dal punto di vista di chi pensa di non voler affidare agli altri le proprie competenze (tempo, conoscenze, ecc.)
Quindi, concludendo questo breve post chiarificatore, "Torna a studiare! Non è mai troppo tardi" significa rimetti in discussione te stesso, fai il punto della situazione, vedi dove sei arrivato e dove vuoi andare, e mettiti sotto!





Inviaci i tuoi commenti, oppure scrivi nelle caselle seguenti per contattarmi privatamente.


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giovedì 12 gennaio 2017

NUCLEARE


L’accendiamo?

Signore e signori, torniamo alla fine. Ultimo esame. Impianti nucleari I. Sì, esiste anche il II. Al di là della disputa nucleare favorevole/non favorevole, l’esame è un compendio di termodinamica avanzata. Due libri, uno di teoria, uno di pratica. Un esame scritto con tempo limite di novanta minuti e un esame orale da oltre un’ora. Vi risparmio tutto lo svolgimento dell’esame, arriverò subito all’ultima domanda (partendo dal disegno a mano, in scala, tutti i componenti principali di una centrale nucleare PWR, cioé ad acqua pressurizzata, uno dei tipi più diffusi.)

Era il sette luglio, la giornata più calda dell’anno più afoso. Mi ha chiesto il funzionamento di tutti i componenti, di disegnare alcuni dettagli e le formule principali. Ho risposto a tutto prima dell’ultima domanda: “accendiamola”. “Non ho mica letto il manuale delle istruzioni!” ho pensato, “chissà poi quanta gente ci vuole”.

Ecco, il fulcro di quello che intendo dire è proprio questo: mi sono immaginato in un attimo tutto il personale di una centrale, i compiti principali, le valvole aperte in un certo ordine, i vari livelli di energia, i diversi tasti. E ho risposto correttamente sulle varie fasi di accensione, senza aver mai letto i manuali operativi.

Cosa era successo in me? Cosa stava accadendo ai miei sistemi di pensiero? Ovvio: avevo studiato bene, a fondo. Avevo fatto mia la materia. Avevo approfondito. Mi ero immerso nel funzionamento delle centrali. E, ad una domanda non prevista, avevo risposto correttamente.

L’elemento essenziale è proprio questo: la capacità di superare la semplice memorizzazione degli argomenti da studiare.
Spesso quando studi a memoria, soprattutto se stai frequentando l’università, tra decine di libri e migliaia di pagine, ti scordi le cose e il prossimo esame diventa ancora più difficile. Davanti ad una domanda inaspettata, ti blocchi.
La chiave sta nell’approfondire (anche aiutandosi con videolezioni) l’argomento studiato. Cercare di capire. Mettere in pratica la teoria. Soltanto così facendo, all’esame potrete ricordare e soprattutto rielaborare tutte le informazioni che avete studiato. Risultato? Sarete sempre pronti. Pronti ad accendere la luce che si trova nella vostra testa, perché la risposta si trova proprio lì e voi sarete perfettamente in grado di affrontare le situazioni più difficili.

La conoscenza non si basa soltanto sui ricordi. Essa si basa sulla perfetta comprensione degli argomenti studiati e sull’approfondimento. Conosci a pieno una cosa quando diventa tua. Quando la interiorizzi anche senza averla vista o sperimentata, proprio perché non ti sei fermato alla superficie.
Ricorda: non stai studiando per prendere un bel voto, quello viene dopo, è un premio, stai studiando per conoscere.







Hai scelto l'università giusta? hai scelto il corso che fa per te? stai facendo bene?



Si e no. Quante volte sentiamo porre, fuori o dentro di noi, queste domande. E spesso la risposta è: nì. Cioé, si e no.
"Sento di stare perdendo tempo."
"Ho paura di aver fatto la scelta sbagliata."
"É giusta medicina per me?"
"Troverò lavoro con questo corso?"
Adesso tocca a me: cosa ti dà la certezza di poter rispondere? Davvero oggi i laureati non trovano posto? Cosa intendi per posto? Il posto fisso? Cosa ti fa mettere a studiare alla tua età? Hai scelto sempre bene nella mia vita? Hai risposto bene a quella persona? Hai soppesato (davvero puoi farlo?) tutte le eventualità? Ancora domande...Recupererai mai i soldi spesi per studiare? 
Hai amici che già guadagnano tanto e hanno solo il diploma (oppure: non hanno neanche il diploma)?
Ancora, rincarando la dose: cosa è giusto? Cosa è sbagliato?
Da dove vengono queste nozioni? É possibile inserire tutto quello che facciamo in categorie del tipo "giusto" o "sbagliato"? Se lo sentiamo dentro di noi, perché dovrebbe essere sbagliato? Se ce lo hanno consigliato, perché dovrebbe essere giusto?
Non esiste un reale sistema di gestione del nì. Ci sono gli eterni indecisi, quelli che vanno sempre avanti qualsiasi cosa succeda, quelli che devono soppesare ogni evento prima di decidere. Ci sono anche quelli che ci devono dormire su. 
Ma siamo realmente sicuri che dare un giudizio per ogni cosa, per ogni scelta, sia, a sua volta, "giusto"? Chi ci ha dato il potere per giudicare?
Ricordo un bel film, di cui non dico il titolo (se siete curiosi ve lo dico in privato perché devo spoilerare) in cui, ad un certo punto, le vite della protagonista si dividono in due destini molto diversi. Sai cosa succede alla fine? In entrambi i finali la protagonista arriva allo stesso risultato. 
Non dico che tutte le scelte sono corrette; insisto soltanto sul fatto che le scelte sono soltanto diverse.
"Questa sera andremo a mangiare in un ristorante al posto di un altro." Mangeremo meglio o peggio, ma mangeremo. Semplicemente mangeremo in modo diverso. Spero di averti chiarito il concetto. L'importante è agire, alzarsi dalla sedia e andare a vivere la propria vita, senza mettersi a giudicare ogni evento che scegliamo di vivere. Non hai idea di quanto tempo si perda a rimuginare e di come ci si deconcentri.
Hai imparato tanto vivendo, in ogni modo. Ti piace quella facoltà? Falla. Non trovi lavoro? Createlo. Gira. Cambia. Fatti consigliare per il curriculum. Inizia dal volontariato. Inizia dagli stage. Ancora: inventatelo. Soprattutto: desidera! Ma nessuno OGGI può dirti con certezza che, quando avrai finito, rimarrai disoccupato a vita. O che studiando informatica, fra 4-5 anni avrai il posto fisso garantito. Può anche darsi che sarà così, ma perché vivere una vita che non è la tua?
E poi...tutta questa paura del futuro...ma cos'è questo futuro? Dove stai vivendo tu?
Ti faccio un esempio. Vorresti comprare un'auto nuova (ma anche telefonino, televisore, quello che è). Ti domandi: "Faccio bene? Ne risentirò nel 'immediato futuro?"
Risposta: se ci stai pensando perché, forse, non puoi permettertelo, allora semplicemente non farlo. Punto, non è giusto o sbagliato, se lo farai avrai comunque delle (piccole o grandi) difficoltà. E le difficoltà distraggono. Dallo studio, dal lavoro, dai propri obiettivi.
Obiettivi: ne hai? sono aggiornati? sono davvero tuoi?
Prima di pensare alla facoltà, ai corsi, al tornare a scuola, hai trovato i tuoi obiettivi e li stai inseguendo? Oppure stai vivendo per inerzia?




martedì 10 gennaio 2017

Torna a studiare 4 - I corsi gratuiti on line


I corsi gratuiti on line sono facili o difficili? Sono efficaci?






Che ne pensate? Siete pronti?

https://www.amazon.it/Torna-studiare-Non-troppo-tardi-ebook/dp/B01C4ZXWG2

domenica 8 gennaio 2017

Recensioni libro "Torna a Studiare!"

Pubblico volentieri le recensioni del libro, ricordando che è disponibile in versione tradizionale a 8,99 euro, scrivendo a alflender@gmail.com o su Amazon https://www.amazon.it/Torna-studiare-Non-troppo-tardi/dp/8892597078/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=&sr=
La versione e-book costa 4,99 ed è disponibile su Amazon, Google Play, ITunes, Liberia Mondatori, IBS, ecc.


Formato: Formato Kindle Acquisto verificato
Un libro dal linguaggio semplice e scorrevole, da leggere tutto d'un fiato. Racconta un'esperienza di successo focalizzando l'attenzione sugli atteggiamenti propositivi e sulla determinazione che ha spinto l'autore a coronare il proprio sogno. Il racconto concentra l'attenzione sullo studio e la scuola ma gli insegnamenti possono essere applicati in tutti i contesti di vita quotidiana. Ci sono esempi pratici per imparare ad'ascoltare i propri bisogni senza farsi condizionare dai fattori esterni. Una lettura piacevole con spunti interessanti per migliorare la propria condizione e tornare ad essere il protagonista di se stessi, puntando il massimo, sempre!
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Formato: Formato Kindle Acquisto verificato
Torna a studiare! è la storia di una persona comune che ha saputo rivoluzionare la sua vita e diventare ciò che ha desiderato.

Gli insegnamenti che se ne possono trarre sono molteplici, ma due meritano una maggiore rilevanza:
- Studiare non è qualcosa di pesante ma può essere un piacere, è sufficiente cambiare approccio e punto di vista, avere curiosità ed essere affamati di conoscenza. Questo non vale solo per chi vorrebbe intraprendere o riprendere gli studi universitari, nella vita si studia sempre.
- Non esiste ostacolo né di età né di carriera scolastica mediocre per ricominciare da zero e farsi valere, anche in ambito universitario.

Consiglio questo libro a chi ha bisogno di una spinta per realizzare il proprio sogno, che sia quello di laurearsi o di intraprendere una strada che richieda un cambiamento nella propria vita
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Formato: Formato Kindle Acquisto verificato
Dopo aver seguito il blog ho deciso di acquistare il manuale. Questo libro approfondisce molte tematiche importanti, probabilmente più attinenti al settore psicologico/motivazionale che allo studiare. In pratica è possibile prenderne i punti salienti e farli propri applicandoli in vari campi della propria vita e del proprio percorso.
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Formato: Formato Kindle Acquisto verificato
Un volumetto che si legge facilmente, scritto in un linguaggio semplice e intuitivo.
Poche pagine, ma argomenti molto importanti. E' un libro che fa riflettere.
Non mi aspettavo granché da un manuale sullo studio, ma mi sono dovuta ricredere. Mi ha fatto guardare dentro, questo è straordinario.
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