giovedì 12 gennaio 2017

Hai scelto l'università giusta? hai scelto il corso che fa per te? stai facendo bene?



Si e no. Quante volte sentiamo porre, fuori o dentro di noi, queste domande. E spesso la risposta è: nì. Cioé, si e no.
"Sento di stare perdendo tempo."
"Ho paura di aver fatto la scelta sbagliata."
"É giusta medicina per me?"
"Troverò lavoro con questo corso?"
Adesso tocca a me: cosa ti dà la certezza di poter rispondere? Davvero oggi i laureati non trovano posto? Cosa intendi per posto? Il posto fisso? Cosa ti fa mettere a studiare alla tua età? Hai scelto sempre bene nella mia vita? Hai risposto bene a quella persona? Hai soppesato (davvero puoi farlo?) tutte le eventualità? Ancora domande...Recupererai mai i soldi spesi per studiare? 
Hai amici che già guadagnano tanto e hanno solo il diploma (oppure: non hanno neanche il diploma)?
Ancora, rincarando la dose: cosa è giusto? Cosa è sbagliato?
Da dove vengono queste nozioni? É possibile inserire tutto quello che facciamo in categorie del tipo "giusto" o "sbagliato"? Se lo sentiamo dentro di noi, perché dovrebbe essere sbagliato? Se ce lo hanno consigliato, perché dovrebbe essere giusto?
Non esiste un reale sistema di gestione del nì. Ci sono gli eterni indecisi, quelli che vanno sempre avanti qualsiasi cosa succeda, quelli che devono soppesare ogni evento prima di decidere. Ci sono anche quelli che ci devono dormire su. 
Ma siamo realmente sicuri che dare un giudizio per ogni cosa, per ogni scelta, sia, a sua volta, "giusto"? Chi ci ha dato il potere per giudicare?
Ricordo un bel film, di cui non dico il titolo (se siete curiosi ve lo dico in privato perché devo spoilerare) in cui, ad un certo punto, le vite della protagonista si dividono in due destini molto diversi. Sai cosa succede alla fine? In entrambi i finali la protagonista arriva allo stesso risultato. 
Non dico che tutte le scelte sono corrette; insisto soltanto sul fatto che le scelte sono soltanto diverse.
"Questa sera andremo a mangiare in un ristorante al posto di un altro." Mangeremo meglio o peggio, ma mangeremo. Semplicemente mangeremo in modo diverso. Spero di averti chiarito il concetto. L'importante è agire, alzarsi dalla sedia e andare a vivere la propria vita, senza mettersi a giudicare ogni evento che scegliamo di vivere. Non hai idea di quanto tempo si perda a rimuginare e di come ci si deconcentri.
Hai imparato tanto vivendo, in ogni modo. Ti piace quella facoltà? Falla. Non trovi lavoro? Createlo. Gira. Cambia. Fatti consigliare per il curriculum. Inizia dal volontariato. Inizia dagli stage. Ancora: inventatelo. Soprattutto: desidera! Ma nessuno OGGI può dirti con certezza che, quando avrai finito, rimarrai disoccupato a vita. O che studiando informatica, fra 4-5 anni avrai il posto fisso garantito. Può anche darsi che sarà così, ma perché vivere una vita che non è la tua?
E poi...tutta questa paura del futuro...ma cos'è questo futuro? Dove stai vivendo tu?
Ti faccio un esempio. Vorresti comprare un'auto nuova (ma anche telefonino, televisore, quello che è). Ti domandi: "Faccio bene? Ne risentirò nel 'immediato futuro?"
Risposta: se ci stai pensando perché, forse, non puoi permettertelo, allora semplicemente non farlo. Punto, non è giusto o sbagliato, se lo farai avrai comunque delle (piccole o grandi) difficoltà. E le difficoltà distraggono. Dallo studio, dal lavoro, dai propri obiettivi.
Obiettivi: ne hai? sono aggiornati? sono davvero tuoi?
Prima di pensare alla facoltà, ai corsi, al tornare a scuola, hai trovato i tuoi obiettivi e li stai inseguendo? Oppure stai vivendo per inerzia?




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