martedì 3 luglio 2018

La lama



La lama.


"Non ci si difende da uno bravo col coltello."


Cazzate, aveva pagato fior di quattrini un corso di difesa personale, da coltelli e lame, e adesso arriva questo video su youtube di un essere sconosciuto che se ne esce con una frase così fredda e immediata


"Non fatevi ingannare, non ci si difende da uno bravo col coltello e io vi sfido a togliere un pugnale ad uno come me, che lo sa usare."


Eppure le proiezioni, le leve, i disarmi, in palestra funzionavano.


Era riuscito ad imparare come agire al meglio, a piegarsi velocemente sulle gambe, a disarmare l’avversario armato a suon di sudore e sacrifici. Oramai sapeva uscire da tante simulazioni, ma questo video gli si insinuò in testa, fin nei suoi più intimi dubbi.


E se avesse ragione?


Andò ad aprire un tiretto in cucina. Prese un coltello, di quelli grandi e mimò due leve su di sé, per disarmare un ipotetico avversario.


Non è possibile, lo so fare, pensò. Pose il coltello sul tavolo e uscì di casa. Sotto la pioggia, corse verso l’auto e partì per andare a lavoro.


Giunto sul posto, si accorse che qualcosa non andava: cosa aveva dimenticato? Oggi si sentiva diverso.


Sarà stato quel video? Erano diversi mesi che oramai, finiti i corsi di difesa personale, andava in giro sicuro delle proprie capacità. Aveva anche provato a difendere una ragazza in spiaggia, una sera, durante una passeggiata, credendo che qualcuno le si stesse avvicinando con fare minaccioso, come se volesse estrarre un coltello. Era pronto, prontissimo a disarcionare il presunto delinquente e a prendersi i baci di ringraziamento della ragazza.


Ma, per sua sfortuna (o, molto probabilmente, fortuna) quel signore non aveva intenzioni da spadaccino e tutto finì in un nulla di fatto.


A lavoro prese un taglierino, lo estrasse fino alla massima posizione, chiuse gli occhi e fece per ferirsi al ventre con la mano destra, mentre con la sinistra si bloccava il polso della mano armata, lo ruotava e gli faceva perdere la presa sulla lama da ufficio.


Tirò un sospiro di sollievo.


Era ancora lui.


Si tranquillizzò…fino al momento di fare la spesa al supermercato. Purtroppo il macellaio lavorava con in bella mostra una lama grande come quella di un machete, o forse di più, esattamente simile ai coltelli più grandi con cui si era allenato in palestra, in uno dei corsi più avanzati di qualche mese prima.


Eppure, vedendo come il mastro usava l’arnese, qualche dubbio lo assalì.


Avete mai visto un macellaio, quando porta il suo mega coltello in aria e lo fa scendere con forza, fino a toccare il piano, urtandolo con un tonfo e tanta soddisfazione, non prima di aver tagliato carne e ossa?


Ecco, quel gesto lo fece trasalire. "E se mi capitasse un tizio del genere di fronte???"


Ma lui lo sa che, applicando la forza giusta, con la lama corretta, una spada non taglia ma addirittura frantuma le ossa? Così i samurai giapponesi tagliavano la testa ai nemici, con le katana. Dall’alto al basso, senza altri movimenti se non quello dall’alto in basso. Giusto un lievissimo effetto per agevolare la penetrazione sul collo.


Il macellaio sapeva queste cose? Probabilmente no, e non ci avrà mai pensato. Il nostro eroe, invece, conosceva questa e tante altre cose, eppure…mille paure si aggrapparono al suo interno.


Non potè aspettare oltre: corse a casa, si chiuse a chiave, prese lo stiletto che gelosamente custodiva, lo impugnò con la lama verso il basso, alzò la mano destra, chiuse gli occhi, si concentrò sul respirò, strinse il coltello al meglio che gli riuscì (con presa né troppo stretta né troppo leggera), piegò leggermente le gambe, urlò con quanto fiato aveva in gola, inspirò quanta più aria riuscisse a mettere in corpo…e calò il fendente.


Con la sinistra difese e attaccò al tempo stesso la sua mano armata, ma ci mise un secondo di troppo. Si era intrecciato un po' tutto con i movimenti.


Un bruciore attraversò il basso ventre, da sotto l’ombelico fino ai genitali, unito ad una sensazione fastidiosa di vertigine bassa e profonda.


"No, non può essere così grave. Cosa potrà mai essere di così irreparabile?"


Non poteva credere ai suoi occhi: il manico dello stiletto spuntava sopra la cinta, a 45 gradi verso l’alto, il che lasciava presagire che sì, si era conficcato tutta la lama in pancia, e forse anche più giù. Ecco spiegato quell’improvviso caldo nei pantaloni, probabilmente era sangue che usciva, oramai copiosamente, dalla ferita. 112, 118, devo chiamare qualcuno, dov’è il telefonino, che imbecille, telefono, aiutooo. Quasi ebbe paura a chiedere aiuto, si vergognava troppo del gesto insensato che aveva commesso. Oramai in ginocchio, con la vista che si andava annebbiando, iniziò a scuotere la testa, come per dire…che imbecille.


Dicono che ti passi tutta la vita davanti, in quei momenti estremi. A lui passarono soltanto le immagini del macellaio, dei fendenti, delle lamette da barba, dei pugnali volanti, del machete d’allenamento.


Cosa era andato storto?


Cadendo in avanti, l’impugnatura dello stiletto non fece altro che spostare la lama fino a provocargli un male lancinante. Fu così che iniziò a desiderare di morire, morire per il troppo dolore.


Morire perché era un imbecille e non meritava più di vivere.


"Dannazione, fa male, cazzo!"


Bisognava chiedere aiuto. Con l’ultimo barlume di forze che trovò, si rimise in ginocchio, riuscì a mettere la mano sul tavolo sperando di trovare un telefono, un fischietto, qualcosa per attirare l’attenzione, invece riuscì solo ad aggrapparsi alla tovaglia e a cadere, di nuovo per terra, con tutta la roba che gli finì addosso.


E con il coltello da cucina che gli cadde davanti agli occhi.






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